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A QUALE INCONTRO, A QUALE INVITO A quale incontro, a quale invito chiami nella tua prospettiva d’ombra, nella tua finzione, viale perfetto e certo, sogno di un’anima? Forse ancora ci appartieni, ci riconosci nella forma con cui ci attendi, nella distesa con cui vezzeggi ritorno e mondo in fede saldissima. Nel frullo che appena scorgiamo tu mostri la pazienza dell’albero e il coro ora sommesso ora pieno delle ali e dei rami in pio divenire. A non recedere, allora, a non mancare per questa preghiera, in questa immagine provenendo da un eco, dell’acqua e dell’amore all’occhio nel mistero tu parli. AL TEMPO, PER SUPPLICA qui disponendo Io non prego te, Amore: ma il tempo che a ogni passo nel respiro io manco mentre più forte e partecipe avanzo, al desiderio di lei giammai bastevole o stanco. Che il letto sia il campo dovuto dove il mistero fatta l’anima compie nel ritorno la perfezione dell’acino che si offre alla rottura del tralcio. Qui, dove da corpi in abbraccio un uomo e una donna mi han concepito, a loro io torni, nella forma e nel senso dell’albero, ché verso il Padre glorificando e mietendo, ad uno stesso fremito di vita e di morte giacendo noi siamo chiamati. STAZIONE DI TRASTEVERE campo del sangue Perché ti giri, e ci guardi ora che tutto hai deciso, ora che il tuo cuore rallenta fino a fermarsi a battiti trenta? Vorresti forse scambiare la parte, provare tu ad esser salvato voltando il passo ad una bocca spergiura? E scrivere adesso, sempre più forte: “…è stato Giuda a portare alla morte”. E42 Non capire che quest’amore che hai, quest’amore che sei, non sei tu ma è Lui che in Sé è a Te, apparendo e muovendosi nella tua luce più alta. “Il male urla forte ma la speranza urla ancora più forte”- s’alza stridendo dai polsi la nuova Roma- già rovistando, già piegando tra i pensieri e gli scarti i suoi vecchi- insieme a Te colpiti casa e pensione ai figli. VIA VITELLIA Come voli basso, come Ti rendi alla terra sfiorando i balconi. Ci dici, forse, che non è ancora il tempo della salita pur ora che all’imbrunire risalgono i passi di questo Venerdì Santo presso gli altari. Non è adesso quel tempo mentre nuovi fiori si ricompongono agli occhi due giorni al sepolcro prima che rompano.
PIAZZA SONNINO I demoni di ieri, i demoni di oggi, non lottare, dài al tuo cuore giusto pensiero, giusta anima e il riflesso in voce del tuo bene, volto in schiera alla terra con gli altri, amore d’oro che ci ridona alle arcate- nudi per Lui intonando. PIAZZA DELLA ROVERE Ma Tu vuoi da noi la forza che rompe, che nell’amore testimoni al Figlio il piccolo giglio che abita il mondo e Te, grazie a Te, il nostro essere corpo e casa e Tevere nella luce che affluisce alle ombre, il nostro incanto comunque quando sospesa si gioca la vita. Quanti fiori per noi morti, quante attese che non verranno ripagate per incostante - o scacciata - misericordia: di nuovo nell’edema, senza più Te, che ci facesti Adamo. TERRA VECCHIA E Sei due o tre nella penombra con cui ci accogli e ci restituisci - in attesa da mulattiere e declivi - ognuno per l’occhio dell’altro respiro, venendo dalle nuvole alte. Fara San Martino (Chieti), settembre 2009 |
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